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EVA CANTARELLA A MATERA PER PRESENTARE "NON SEI PIU' MIO PADRE"

È un fiume in piena Eva Cantarella, a raccontare la sua vita: dalle notti da bambina ad addormentarsi ascoltando il padre (Raffaele Cantarella, ndr) che le raccontava l’Odissea fino alla sua vita da accademica, storica del diritto, imprescindibilmente donna. È accaduto a Matera il 26 aprile, quella Matera che come un libro di storia narra tutte le epoche della civiltà umana e che “con orgoglio e vanteria mostra il suo patrimonio artistico al mondo” – dice emozionata Eva, intervistata da Stefania De Toma, coordinatrice del C.P. Club Unesco Matera. Nell’intento di voler costruire pace attraverso le arti, la cultura e la conoscenza, il C.P. Club Unesco ha individuato nell’incontro e nella sinergia con la Libreria Di Giulio,un’occasione di confronto e riflessione sull’universalità del linguaggio letterario attraverso cui comunicare i più alti valori della pace e dell’uguaglianza tra gli uomini, stimolando la riflessione e la reciproca comprensione.

“Il diritto è bellissimo: è una delle chiavi per capire il mondo” – esordisce Eva, mostrando la passione che ha mosso la sua esistenza e la capacità divulgativa degna di un accademica che tutto il mondo ci invidia. Visiting professor alla “New York University”, tanto per fare un esempio. Eppure con la semplicità dei modi e un’acutezza di ingegno ha folgorato la platea della Sala Levi di Palazzo Lanfranchi.

Attingere a fonti non convenzionali il suo mantra, amalgamare le fonti classiche di Erodoto e Tucidide con la poesia, i miti e la letteratura, approfondendo materie mai studiate come il diritto greco, coniugando diritto e antichità, sempre con l’occhio critico di chi, audace nei temi, è consapevole che ‘classico’ non è antitetico a moderno, ma ne è la radice.

Frutto di questo pensare, la sua ultima fatica letteraria ‘Non sei più mio padre‘, nella quale analizza il complicato rapporto padri-figli, partendo dalla rigidissima famiglia romana in cui regnava incontrastato il pater familias per poi parlare del modello greco, dove l’ideologia democratica della polis si scontrava con la inevitabile sottoposizione del figlio al padre per ragioni economiche, raccontando l’ardua gestione dei patrimoni e del potere, clan allargati, figli maggiorenni alla ricerca di autonomia economica. Insomma, non è cambiato nulla. E così, mentre distrattamente scorrono alla TV le notizie di cronaca nera dei nostri giorni, rileggiamo che Crono mangiava i figli, Oreste ed Elettra uccidevano la madre, Medea uccideva i figli. E se anche i miti greci pullulano di padri che divorano figli, figli che uccidono padri, allora dov’è la novità? Nessuna. E’ un conflitto atemporale quello padri-figli, senza confini. Né vincitori, né vinti.

Con sguardo profondo e forma leggera, Eva mette a confronto leggi e letteratura, evidenziando l’inevitabile scarto tra diritto e società, racconta la storia, che può aiutarci a comprendere il presente ma non è “magistra vitae”, perché l’uomo non impara mai nulla, direbbe Gramsci, può indurci alla riflessione, ma non sostituirsi al presente, che è tutto da vivere.

E la bambina che ascoltava i racconti delle sirene, ora è una donna saggia: “non rimpiangiamo il passato, perché i classici possono consolare ma non abbastanza”– chiude serafica. La costante nostalgia per il passato, un passato in cui si viveva meglio e in cui la società era più serena e civile, è un falso mito: non è vero che viviamo tempi cupi e violenti. Solo un viaggio nella memoria può restituirci la giusta dimensione.


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